Effetto Lock-in: la trappola dei software in cloud


Immagina di voler traslocare, ma che trasportare tutto da una casa all’altra sia troppo complicato, se non impossibile. Così, scegli di rinunciare al trasloco e di restare bloccato nella tua casa attuale.
Adesso applica lo stesso ragionamento a un software digitale e alle informazioni sensibili inserite al suo interno. Cambieresti il tuo gestionale senza la possibilità di migrazione dei tuoi dati sulla nuova piattaforma?
Quando la risposta è no, si innesca l’effetto lock-in.
In questo articolo troverai una descrizione del fenomeno e delle sue implicazioni per aziende e professionisti. Scoprirai i segnali per riconoscerlo e troverai dei consigli utili per evitarlo, ottenendo quanta più libertà nella gestione dei tuoi dati.
In cosa consiste l’effetto lock-in
Si parla di effetto lock-in quando un cliente sceglie più o meno consapevolmente di restare bloccato all’interno di un cloud provider, poiché il passaggio verso una soluzione alternativa viene ostacolato da barriere troppo difficili da superare.
L’effetto lock-in, infatti, è l’espressione di uno sbilanciamento nel rapporto tra fornitore e cliente a vantaggio del fornitore. Si tratta di una relazione di dipendenza a cui il cliente non può sottrarsi, a meno che non scelga di rinunciare a tutto e ricominciare da zero.
Secondo questo effetto, il cliente preferisce restare rinchiuso nel suo software, senza valutare opzioni diverse, probabilmente migliori.
Le diverse tipologie di lock-in
Nell’ambito dei software digitali, l’effetto lock-in si manifesta sottoforma di ostacoli che una piattaforma può porre ai suoi utenti nell’esportare dati e informazioni riservate.
Gli ostacoli possono essere di varia natura e, a seconda della loro tipologia, il fenomeno assume forme diverse:
- Lock-in tecnico: si verifica quando un software non consente la possibilità di esportazione dei dati contenuti al suo interno.
- Lock-in economico: può essere determinato da vincoli contrattuali che prevedono la migrazione dei dati solo a pagamento.
- Lock-in organizzativo: è legato al tempo perso e allo sforzo per l’inserimento da zero del lavoro di anni all’interno di una nuova piattaforma.
- Lock-in psicologico: quando, banalmente, il passaggio a un nuovo software è ostacolato dall’abitudine all’utilizzo dell’attuale.
Il lock-in, dunque, limita la capacità di gestione dei dati di professionisti e aziende, impedendo loro l’accesso e la possibilità di archiviazione al di fuori del software utilizzato.
Ti sei mai chiesto quanto tu sia effettivamente libero di gestire i tuoi dati e quanto il tuo software sia trasparente sull’argomento?
Le implicazioni
In qualsiasi forma si manifesti, il fenomeno del lock-in può avere delle implicazioni molto negative per i professionisti che, di fatto, perdono la piena disponibilità e il controllo sui propri dati.
Prima di tutto, le conseguenze negative riguardano la qualità del servizio offerto al cliente, in quanto se il software utilizzato è obsoleto, non aggiornato e non integrato, il professionista offre meno valore.
In secondo luogo, per quanto riguarda la conformità normativa, in termini di gestione dei dati e di garanzie sulla proprietà dei dati. In particolare, l’aspetto tutelato dall’articolo 20 del GDPR che riconosce il diritto alla portabilità dei dati “in un formato strutturato, di uso comune e leggibile da dispositivo automatico e il diritto a trasmetterli ad un altro titolare del trattamento senza ostacoli”.
Come evitare il lock-in
Dunque cosa fare per evitare di restare chiusi in trappola?
Innanzitutto prima di sottoscrivere un abbonamento con un software cloud è molto importante consultare approfonditamente le condizioni contrattuali, prestando particolare attenzione ad eventuali clausole di captive.
È importante verificare la possibilità del salvataggio e della migrazione futura dei dati inseriti. Per questo è bene assicurarsi che la piattaforma consenta di effettuare back-up in qualsiasi momento e preferire software che consentano l’esportazione dei dati in formati aperti (come excel, CSV, xml).
Assenza di documentazione chiara in materia di esportazione e mancata trasparenza sulla conservazione dei dati sono espliciti segnali di lock-in.
Nella scelta di un software nutrizionale sicuro, è utile anche valutare la presenza di integrazioni e collegamenti con altre piattaforme, come ad esempio google calendar per l’agenda appuntamenti o determinati sistemi di fatturazione.
Un gestionale integrato facilita l’eventuale migrazione dei dati perché già sincronizzati su altre piattaforme. Inoltre, puoi continuare ad utilizzarli anche passando a un nuovo software, favorendo la continuità nel tuo lavoro.
Oltre il lock-in: verso software trasparenti e sicuri
Il rischio del lock-in può essere escluso optando per software che garantiscano trasparenza su proprietà e gestione dei dati, che non prevedano contratti strettamente vincolanti e che possano integrarsi liberamente con altri strumenti.
Scegli software non obsoleti, in continuo aggiornamento scientifico e normativo, che seguano l’innovazione tecnologica in linea con le tue esigenze.
Il mercato si sta aprendo sempre di più verso una prospettiva open data, che possa consentire ai professionisti libero accesso e il diritto di portabilità sui propri dati.
Con Nutribook puoi effettuare back-up in autonomia e in qualsiasi momento, da una funzione ad hoc nelle impostazioni che ti permette di scaricare i tuoi dati in formato interoperabile. Inoltre, puoi importare facilmente anagrafiche, visite e misurazioni antropometriche massivamente e con un semplice click, garantendo continuità al tuo lavoro.
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